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Gerolamo finto orso

Dal 12 al 17 feb 2019

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“Famiola finto orso” compare per la prima volta nel repertorio della Compagnia Carlo Colla e Figli nel 1866 a Voghera, a pochi anni dalla morte del fondatore della dinastia marionettistica, nel momento in cui i Colla svolgevano attività itinerante in Piemonte e nella Lombarda occidentale. L’indicazione compare nei i libri mastri della Compagnia attestanti il giro delle “piazze”, gli spettacoli rappresentati, il numero delle giornate lavorative, gli incassi e le spese sostenute.

In quel periodo la Compagnia, autentico Mass Media ante litteram, rappresentava nei paesi di provincia, raggiunti con molta difficoltà e con ritardo dai mezzi d’informazione, spettacoli che spaziavano dalla messa in scena di eventi di storia contemporanea alle opere liriche, ai balletti, ai grandi romanzi e ai testi che spopolavano nei teatri “ufficiali” delle grandi città. Non mancava mai, però, la commedia con il personaggio “maschera” della Compagnia (Famiola, inizialmente, che sarebbe poi diventato Gerolamo), che aveva il compito di fare da tramite fra il linguaggio colto dei protagonisti (nonché i temi a volte aulici e pomposi presenti nelle trame) ed il pubblico, spesso composto da contadini e popolani con un minimo livello di istruzione (quando non era completamente assente). Ed era proprio quella una delle funzioni della Compagnia: aiutare gli spettatori, tramite lo spettacolo, a crescere culturalmente andando ad affascinare il pubblico con temi ed ambienti ad esso lontani ma mediati e resi veri e concreti dalla figura del personaggio maschera.

L’ambientazione, spesso esotica ed orientale delle commedie, riusciva a trasformare le trame relativamente semplici in intrecci affascinanti e a far sognare gli spettatori che, di quelle lande, lontane e misteriose, avevano solo sentito parlare nei racconti e nelle leggende popolari.

“Gerolamo finto orso” (il titolo diventa tale quando la maschera di Gerolamo va a sostituire il personaggio di Famiola e, nel 1921, Carlo II Colla scrive una nuova edizione, quella che proponiamo oggi, appositamente per il pubblico del Teatro Gerolamo di Milano, dove la Compagnia è stabile dal 1906 e rimarrà fino al 1957), appartiene a questo filone del repertorio della Compagnia Colla.

La collocazione dell’azione ad Istanbul (ancora chiamata Costantinopoli nel copione) permette di creare un ambiente che, più che dipingere nei minimi dettagli una realtà storica, offe una visione della Turchia che è quella dell’immaginario popolare Ottocentesco. Al suo interno si muovono i personaggi della commedia, in un intreccio semplice, a volte ingenuo ma, proprio per questo, espressione della cultura popolare da cui trae le origini il teatro di marionette.

Il personaggio maschera, con l’ingenuità, ma anche l’arguzia tipica della gente comune, risolve le situazioni e dipana gli intrighi portando al lieto fine che tutti si aspettano.

L’indicazione cronologica è, per altro, riscontrabile in alcune situazioni indicate dagli elementi drammaturgici intorno ai quali si snoda la vicenda. La prima, senza dubbio la più significativa, è quella che si riferisce a personaggi esistiti: nell’atto terzo si fa precisa menzione al Pascià Mehemet, personaggio che ricoprì un alto incarico durante il regno del Sultano Mahmut nell’arco di tempo che va dal 1808 al 1839. Un’altra indicazione è data dall’utilizzo che uno dei protagonisti, il Poeta, fa della spinetta: “uno strumento piacevole ad udirsi ed assai in uso in Italia”, come recita una battuta del manoscritto. Per giunta uno dei protagonisti si chiama Zanetto, nome che, dopo Goldoni, ritroviamo nella cantata di Dulcamara ne “L’elisir d’amore”. Ma l’elemento che risulta assai più interessante, proprio per il carattere popolare che il teatro delle marionette ebbe per tutto il XIX secolo e per buona parte del XX, è quello di aver incentrato una commedia di genere comico sopra un fenomeno così importante socialmente e culturalmente quale l’emigrazione. Che altro sono Gerolamo, l’amico Zanetto ed il Poeta se non tre italiani che raggiungono Costantinopoli per cercare la fortuna, ovviamente architettando una burla del tutto degna delle maschere della Commedia dell’Arte che hanno abbandonato i loro panni per indossare gli abiti di fine secolo. E che dire del personaggio della Sultana Kadin, figura che appare quale “deus ex machina” indicando il nuovo ruolo che nell’Impero Ottomano cominciavano a ricoprire alcune figure femminili che vivevano negli agi e negli ozi della vita dell’harem, influenzando, e non poco, chi sedeva sul trono, chiamato dai contemporanei ‘il Riformatore’.

La musica, utilizzata per sottolineare alcuni momenti della trama e per accompagnare il pubblico nei cambi di scena, completa l’impostazione drammaturgia dello spettacolo che assume la forma del vaudeville e dell’operetta. Una musica descrittiva, come è tipica del teatro delle marionette, ma anche evocativa di un mondo lontano, vicino all’immaginifico collettivo più che alla realtà storica.
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Locandina

Commedia in due tempi di Carlo II Colla (1921). Rifacimento della commedia “Famiola finto orso” in repertorio dal 1866.

musiche

Danilo Lorenzini

scene

Achille Lualdi

costumi

Carlo II Colla e Eugenio Monti Colla, realizzati dalla sartoria della Compagnia

i marionettisti

Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Camillo Cosulich, Debora Coviello, Cecilia Di Marco, Tiziano Marcolegio, Pietro Monti, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette

voci recitanti

Carla Colla, Carlo III Colla, Marco Balbi, Roberto Carusi, Gianni Quillico, Maurizio Dotti

esecuzione musicale dal vivo

Orchestrazione di Luca Volontè

Szu Yun Cheng, soprano

Dario Battaglia, baritono

Luca Volonté, saxofono soprano

Daniele Sozzani - Luca Esposito, pianoforte a quattro mani

luci

Franco Citterio

direzione tecnica

Tiziano Marcolegio

regia

Eugenio Monti Colla

ripresa

Franco Citterio e Giovanni Schiavolin