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Il Trovatore

Dal 12 al 14 dic 2014

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Presentazione

Nell’accostarsi al mondo del melodramma, le marionette non sono soltanto interpreti diversi dai cantanti in carne ed ossa, esse sono un linguaggio particolare, un mondo costruito da convenzioni, da archetipi, da finalità estetiche e filosofiche assai complesse. Nel loro sostituirsi agli esseri umani gli oggetti-attori rovesciano i termini della “cerimonia” teatrale: non imitazione del gesto dell’uomo e della sua fisicità ma simbolo di una realtà metafisica, indizio di forma fluttuante che prende vita attraverso la poesia della materia. Con il movimento le marionette recano la sorpresa, l’illusione e la magia. Chiedono la complicità e l’abbandono. Promettono il sogno. Non sembri pertanto azzardato pensare che l’umiltà e la purezza di “oggetti” teatrali come le marionette, così emblematiche, metaforiche, al di là di ogni realtà fisica, divengano “l’intelligenza visiva” di grandi opere teatrali. Nella Storia delle marionette, antica quanto universale, in più di una situazione esse furono strumenti di “lettura” equilibrata di grandi eventi. E là dove musica, gesto, parola, luogo ed azione sono inscindibilmente teatro, vive un grande evento. Oggi come allora.
Antiche superstizioni, timori ancestrali, visioni spaventose aleggiano fra tetre mura e annose pietre, fra arcate gotiche e vessilli guerrieri, fra dirupi e abituri ove echeggiano canti gitani e predizioni di sventura. Nelle note della musica verdiana tutto questo si trasforma in eco costante che fa da sfondo alla tragica storia d’amore di Manrico e Leonora, alla forsennata gelosia del Conte di Luna, al convulso delirio di Azucena che insegue la vendetta. Il compito affidato alle marionette non è, però, quello di far rivivere le travolgenti emozioni che romanze, duetti e concertati restituiscono pienamente. Ma è del loro teatro, che è popolare, trasformare in situazioni visive l’atmosfera che le celebri melodie tratteggiano con mirabili pennellate cariche di pathos, sia che si tratti delle paure dei famigli, dell’incombente tragedia che sovrasta i protagonisti, delle visioni spettrali della zingara.
Le masse! Zingari, guerrieri, dame, frati, suore, ed armati. Peculiarità dello spettacolo marionettistico che, appresa la lezione dal Grand Opéra, la ridimensiona al piccolo palcoscenico e la trasforma nella cifra cui la sapienza della tradizione marionettistica ha, con mano sicura, dato origine. Eccoli apparire all’orizzonte, lontani e minuscoli, e poi divenire sempre più grandi man mano che si avvicinano al proscenio: gioco perverso di prospettive e di taglie differenti, negato ai “comuni” mortali.
Sleale ma simpatica concorrenza ai teatri lirici i cui attori, per citare Kleist, “si alzano in volo ma devono pur sempre tornare con i piedi a terra”.
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Locandina

riduzione per marionette del dramma lirico di Salvatore Cammarano

a cura di Eugenio Monti Colla

musica

Giuseppe Verdi

scene e luci

Franco Citterio

assistenti alla scenografia

Daniela Capelloni e Cecilia Di Marco

costumi

Eugenio Monti Colla, realizzati dalla sartoria dell’Associazione Grupporiani

i marionettisti

Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Camillo Cosulich, Debora Coviello, Carlo Decio, Cecilia Di Marco, Tiziano Marcolegio, Pietro Monti, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette

voci recitanti

Loredana Alfieri, Marco Balbi, Roberto Carusi, Maria Grazia Citterio, Fabrizio De Giovanni, Lisa Mazzotti, Gianni Quillico, Franco Sangermano, Giovanni Schiavolin

esecuzione musicale

Maria Callas: Leonora; Giuseppe Di Stefano: Manrico;

Rolando Panerai: Il Conte di Luna; Fedora Barbieri: Azucena;

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano

Direttore: Herbert Von Karajan

Registrazione: EMI Records ltd.

Consulente musicale: Francesco Grigolo

direzione tecnica

Tiziano Marcolegio

regia

Eugenio Monti Colla

produzione

ASSOCIAZIONE GRUPPORIANI - Milano

Comune di Milano - Teatro Convenzionato