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Il gatto con gli stivali

Dal 20 ott al 18 nov 2018

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Presentazione

Lo spettacolo, che recupera un'edizione del 1910, è un'operina fiaba che risente del gusto dell'epoca verista dell'operetta, e che ricalca con notevole perizia i temi della nostra tradizione popolare. L'edizione marionettistica presenta nella forma della féerie (parti recitate alternate alle parti cantate e alle parti musicali) la celebre fiaba del Perrault. Canto e musica sottolineano lo spettacolo in modo sovente ironico e sorprendente. La ricchezza ed il fasto della messa in scena contribuiscono a restituire il senso del "fiabesco" ed il momento storico in cui il filone favolistico fiorì.

L'autore del testo marionettistico, nell'indicare i nomi dei personaggi principali, contrariamente a quanto succede nelle fiabe dove i protagonisti vengono chiamati "una ragazza" oppure "il fratello minore", si è indirizzato verso una scelta che non si scostasse dall'unica indicazione satirica già presente nel Perrault relativamente al rango del Marchese di Carabas (francesismo nobilitante delle "carabattole", cioè delle cianfrusaglie) e che, nel contempo, desse una strizzata d'occhio a tutta una casistica di personaggi reali o inventati, contemporanei dell'illustre narratore.

Così il fratello maggiore ha nome Maturino , come molti dei contadini e dei villici delle opere di Molière, facilitando tra l'altro lo schema metrico della lettura del testamento concepita in termini tra la ballata popolare e la filastrocca, che prevede:

"Al primogenito Maturino la proprietà e il reddito del mulino;
al secondogenito Stefanello il mio paziente e docile asinello;
il terzo Nando, che per le bestie è matto
lo lascio erede del mio bel gatto".

Non va dimenticato che il teatro delle marionette italiane ebbe il suo massimo splendore nell'Ottocento, principalmente nel Piemonte e nelle zone dell'Oltrepò pavese. E' quindi logico che le formule dissacranti o, quantomeno, canzonatorie e ironiche trovino nel dialetto di queste zone il loro riscontro. Così il gatto ha nome Barivel, cioè birichino, monello, come vuole l'intreccio della fiaba in cui l'eroe si assicura il successo mediante la frode perpetrata ai danni del malvagio.

Il nome del Re Mirlinton XVI trae origine dal processo di francesizzazione del nome di un cibo assai conosciuto nella gastronomia rurale del Vogherese. Si tratta di un impasto assai simile allo gnocco, chiamato "marlaton" in cui la patata è sostituita con erbe verdi tritate. Nel gioco verbale è evidente l'indicazione allusiva alla credulità del sovrano che presta prontamente fede all'intervento del gatto Barivel e alla nobile prosapia dei Carabas vantata dal giovane mugnaio; in realtà il teatro non imprime al personaggio carattere e personalità che si scostano dalla dignità di un sovrano, quasi a sottolineare che, al di là del sorriso canzonatorio nel ricercare un nome altisonante, la fiaba deve presentare situazioni positive.

Così dicasi per il nome della Principessa Farabalà, ironica storpiatura del detto "fala balè", cioè "falla ballare", usato per indicare una ragazza dal carattere volubile e leggero a cui è sufficiente un ballo per cedere alle lusinghe del corteggiatore. Ma proprio perché le marionette vivono di realtà emblematica, questa fanciulla dell'azione teatrale è creatura dolce, sensibile e fedele, pronta a morire prima che a tradire il giovane di cui è perdutamente innamorata.

Al notaio del villaggio il nome "Fapresto" non fa che sottolineare crudelmente l'intenzione sbrigativa che sottolinea le situazioni post mortem di carattere formale-burocratico. Per gli altri personaggi rimane la condizione generale della fiaba per la quale i ruoli diventano precise indicazioni di nomi (gli scudieri, l'Orco, i contadini), riassumendosi in essi gruppi di individui che nella coralità agiscono come singoli individui.
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Locandina

Fiaba in due tempi di Carlo II Colla tratto dall'omonima fiaba di Charles Perrault.

musica

Felice Camesasca

scene

Achille Lualdi e Franco Citterio

costumi

Carlo II Colla e Eugenio Monti Colla realizzati dalla Sartoria della Associazione Grupporiani

I marionettisti

Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Camillo Cosulich, Debora Coviello, Carlo Decio, Cecilia Di Marco, Tiziano Marcolegio, Pietro Monti, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette

voci recitanti

Marco Balbi, Roberto Carusi, Maria Grazia Citterio, Carla Colla, Claudio Colombo, Silvia Colzani, Agostino De Berti, Maurizio Dotti, Ombretta Franzini, Lisa Mazzotti, Gianni Quillico

direzione tecnica

Tiziano Marcolegio

luci

Franco Citterio

regia

Eugenio Monti Colla